martedì 29 giugno 2010

(Anti)mafia....


Che l'onorevole dell'utri, condannato dalla corte d'appello di Palermo a 7 anni di reclusione per avere intrattenuto stretti rapporti con la vecchia mafia di stefano bontade e poi, dopo il 1980, con gli uomini di totò riina e bernardo provenzano, definisca "un eroe" lo stalliere mafioso mangano (perché, testuale, non ha mai fatto i nomi di berlusconi e dell'utri), non ci meraviglia anzi, in un certo senso, ci rassicura. Ma che la ministra della Pubblica Istruzione gelmini definisca dell'utri "una persona per bene che nel terzo grado otterrà giustizia" ci lascia esterefatti! E' veramente troppo!!

lunedì 28 giugno 2010

Commedia all'italiana

Che il governo berlusconi fosse infarcito di comici lo sospettavamo. Temevamo però che nessuno potesse raggiungere i vertici di ridanciana comicità a cui ci aveva abituato l'ex ministro scagliola. Ci sbagliavamo! Sentite ed apprezzate il neo ministro brancher.

venerdì 25 giugno 2010

La zizzania


“Il Vaticano contro Saramago: è la zizzania”. Questo titolone del “Corsera” fascia la fronte della pagina 15, interamente dedicata all’ “evento”. Il “catenaccio” anticipa qualche dettaglio dell’attacco: “Denunciò le crociate, dimenticò i gulag.” Altrettanto fa la striscetta color celeste pallido che sovrasta il titolone: “Un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all’ultimo inchiodato in una pervicace fiducia nel materialismo storico.” Firmato Claudio Toscani. Seguito: “Lucidamente autocollocatosi dalla parte della zizzania nell’evangelico campo di grano.” Un crescendo di imputazioni. Cioè di scemenze: “banalizzazione del sacro”, “semplicismo teologico”, e via profanando. Il culmine della requisitoria è questa semplice, chiara, inconfutabile deduzione logica dello scrittore: “Se Dio è all’origine di tutto, Lui è la causa di ogni effetto e l’effetto di ogni causa”. Questo, per la mente ispirata del pm teologale, è il vulnus che attossica tutta l’opera del grande scrittore, (premio Nobel per la letteratura, 1998). Al quale l’eletto inquisitore nostalgico dei bei tempi quando un centesimo di quella evidenza sequenziale portava al rogo, oppone la grande risorsa dei cervelli perduti: il “mistero”, “la divina infinità delle risposte per l’umana totalità delle domande”. Cioè, il nulla, l’evasione dal problema, il sacrificio più caro agli dèi, quello dell’intelletto. Né la persecuzione dell’autore del libro- scandalo par excellence Il Vangelo secondo Gesù da parte dei cervelli perduti ha gli strilli del neonato: anzi, è ben attempata, se comincia già nel 1991, anno di nascita del libro (e forse anche prima). E non è un prelato o un gazzettiere della stampa religiosa a lanciare sassi e scomuniche, bensì un signor politico, il sottosegretario alla cultura Antonio Sousa Lara, un tipico campione dell’infeudamento a quel potere vaticano che garantisce al meglio il voto cattolico. Una razza popolosa anche nell’Italia della doppia sudditanza, altalenante fra Bianco Padre e Casa Bianca. Quel poco originale servo di dio “definì una vergogna per un Paese cattolico l’opera uscita nel 1991 [...] in cui il Cristo è appiattito alla semplice dimensione terrena”. Inespiabile colpa, agli occhi appannati di acqua benedetta. E siccome al peggio non c’è limite, il Toscani aggiunge lardo alla graticola quando definisce quel saggio dell’onestà ragionante “frutto di una faziosità dialettica di tale evidenza da vietargli ogni credibile scopo”. Come si vede, non c’è risparmio di ferocia nell’aggressione del “bianco fiore, simbolo d’amore” di antica e precoce militanza politico-musicale (così ferrigna nel rimuovere gli orrori della seconda guerra mondiale e i suoi 50 milioni di malmorti).
Insomma, siamo alle solite. Chi sta ai fatti, chi ne rispetta la logica è soltanto un presuntuoso, un temerario che secerne “una faziosità di tale evidenza da vietargli ogni credibile scopo”. Sì, siamo alle solite: la carne perduta per l’incanto di una salvezza da sindrome paranoica, il cervello intasato di faziosità senza un buchino di possibile parziale riscatto taccia di faziosità chi la vera faziosità respinge. Dove la dignità della persona rivendica il diritto alla coerenza e il coraggio delle deduzioni e delle induzioni ovvie, il fanatico che ospita nelle viscere del cervello svenduto alla fede il tossico della droga religiosa risponde con i fuochi artificiali delle mere sonorità vuote di polpa noetica: il solito passe-partout del “mistero”, le “infinite risposte”, la “divina infinità”. E si sentono loro, questi campioni dell’insulto alla decenza argomentativa, i veri pensatori. Né meraviglia che intorno al Toscani “cicaleccino” altri bei dialettici del nulla promosso a realtà suprema, popolo delle riviste cattoliche, massa di anime pie che all’occorrenza mettono sotto i pesanti scarponi “fedeli” quei suggerimenti evangelici della mitezza del dialogo dell’accoglienza e via scampanando, che suonano così bene nei sermoni.
Nessuna meraviglia: il livore è di facile prossimità per ogni figlio di ...Eva giurassica. Si ha un bel glorificare il neopallio, è il vecchissimo sistema limbico, la fabbrica delle pulsioni emotive, con il suo ippocampo, la sua amigdala, e via componendo (con ipofisi, epifisi e tiroide) a dettare comportamenti che soltanto nelle minoritarie menti refrattarie agli inganni paralogici riescono a comporsi civilmente con l’aiuto del neopallio. Qui siamo al peggio: incoerenza logica e morale, isterismo liquidatorio, odio grezzo o appena raffinato al peggio dal verbalismo metafisico, questo cancro dell’onestà percezionale e della sequenzialità logica impavida. Mi chiedo cosa si possa “obbiettare” alla sconfinata molteplicità di sofferenze più o meno atroci che la natura leopardiana, “Madre ... di parto e di voler matrigna” ( altrimenti detta “il brutto /poter che, ascoso, a comun danno impera” ) produce in ognuno dei microtempi delle sue cieche vicende, con malattie orrende, devastanti terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche, incendi, guerre, terrorismo, cruentissimi scontri tra credenti di opposte illusioni religiose (in realtà, poi, così simili nel fondo!). Come si può non attribuire alla presunta Causa Prima tutto ciò che accade attraverso le c.d. cause seconde? Chi crede, anziché rifugiarsi nell’insulto e nel pluralismo delle cause e nel mistero che non riscatta da nessun male, dovrebbe accettare questa ovvietà. Già: ma se lo facesse, se ne fosse davvero capace, dovrebbe tirarne fuori le conseguenze logiche: un Ente supremo che, potendo evitarle (ammesso che il responsabile ne fosse un suo Avversario ) non lo fa, dovrebbe essere un mostro supergalattico di crudeltà abietta. Che altro, se no, si può dire di un torturatore e macellatore di bambini, che sono l’innocenza fatta carne (per quanto possa valere la loro malizia auto-difensiva)? E, in verità, in verità vi dico, cari credenti, che voi vi illudete di amare questo (per vostra e nostra fortuna inesistente) Mostro, in realtà lo temete. L’intossicazione infantile, la malattia, e le altre possibili convergenti cause della vostra fede vi condizionano a tal punto da spegnere in voi quella capacità empatica di sentire un po’ come vostre le sofferenze almeno di quei bambini che a milioni muoiono ogni anno di fame, aids, e mille malattie indotte, o tagliati a fette dai machete degli assassini di diversa etnia? Ecco, allora, la disumanità insinuarsi nell’ “anima” del paladino della fede, che si crede tanto buono, tanto mite. E magari non ha versato mai una lacrima davanti alle sofferenze di un innocente di tenera carne. Ecco che si crede a posto con il Vangelo (le sue parti migliori, da estrarre con attente pinze da un magma tutt’altro che accettabile!) chi, pago di ciarle aggressive, e ricco di genuflessioni e di ostie spruzzate, in realtà ne rimane lontano, anche credendo di amare Chi in verità teme superstiziosamente.
Fino a qual punto l’avvelenamento religioso può guastare un cervello capace di ragionare e zeppo di pensiero filosofico-teologico, si può vedere nei densi testi di Sergio Quinzio. Un uomo che dimostra, anzi mostra, con onestà La sconfitta di Dio (insomma, il fallimento di tutte, proprio tutte, le promesse del vecchio e del nuovo Testamento), eppure si attacca ancora al filo logorato della speranza! E’ stato forse dimostrato (scrive) che un futuro diverso non ci possa regalare la resurrezione della nostra (ah, tanto preziosa!) carne? largo, dunque, a madame la Speranza. Un cervello che non si rassegna a scomparire senza rimpiazzi con la dissoluzione fisica della fatale morte è un laboratorio di pseudo-argomenti al servizio della Grande Menzogna. E, purtroppo, della tentazione persecutoria che santa madre Chiesa ha coltivato e praticato fino allo scialo del più mostruoso sadismo.
Che dire, infine, delle corbellerie, delle atrocità, delle plateali contraddizioni del Vecchio e del nuovo Testamento? Già nel Genesi si trovano due o tre versioni della presunta “creazione”. Ma c’è soprattutto quella sentina di ogni atrocità futura, antica e del nostro tempo, che è l’azzardo colonialista della “Terra Promessa”: “Questa promessa”– chiosa Piergiorgio Odifreddi (Perché non possiamo essere cristiani, Longanesi) – “implica che ben undici popoli dovranno essere dislocati dalle loro terre, per far posto alle undici tribù laiche di Israele: alla dodicesima, quella sacerdotale dei Leviti [...] saranno invece destinate quarantotto cità sparse nel paese”. Ma c’è di peggio: le famigerate piaghe d’Egitto, degne di un Hitler assatanato: “Tramutando le acque del Nilo in sangue, infestando il paese di rane, zanzare e mosconi, provocando un’epidemia, un contagio e una grandinata, e oscurando il cielo con cavallette e tenebre. /L’ultima piaga è invece una tragica pulizia etnica, in cui Jahvé stermina tutti i primogeniti degli Egizi e , chissà perché, anche dei loro animali [...] E’ questa bella impresa che gli Ebrei festeggeranno nei secoli come Pesach, ‘Passaggio’ o ‘Pasqua’, perché un segno di sangue d’agnello sulla porta aveva indicato le case da non colpire [...] non vi sarà per voi il flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d’Egitto.” La conquista comporta altre mirabilia. “Con l’aiuto di Jahvé, Israele sconfigge i re di Arad, di Sicon e di Og, ‘votando allo sterminio’ i loro popoli e ‘non lasciando nessun superstite’. /Poi arriva la carneficina dei Medianiti, secondo precisi ordini divini: ‘Compi la vendetta degli Israeliti contro di loro, quindi sarai riunito ai tuoi antenati’. Tutti i maschi vengono uccisi e le città bruciate, ma Mosé si adira per il mancato assassinio di donne e bambini”. Indi, rimedia, rivelando il parere del suo Jahvé, ingordo “signore degli eserciti” (per il salmista e tutta la tradizione ebraica (ma non per il Vaticano del duemila, che agli esercirti sostituisce gli astri!): “uccidete ogni maschio tra i fanciulli, e uccidete ogni donna non vergine, ma conservate in vita tutte le vergini per voi”. Si riempirebbe un volume con la descrizione delle atrocità comandate dal superboss celeste e attuate dai suoi fedeli generali che fanno a gara tra loro a chi ha ucciso più nemici. Ogni religione ha un fondo sadico, la cui esposizione operativa si rivelò millenni prima dell’era volgare con la pratica devota dei sacrifici umani: dalla fenicia all’America dei Maja, da Cartagine al Messico e in tutte le parti del pianeta, in un modo o nell’altro, si scialava nell’offerta più cara alla divinità: la carne viva dell’essere umano. Bocconi più ghiotti, i teneri bambini: fa ancora venire i brividi la descrizione che Flaubert fa dell’immane olocausto di bambini offerti a Moloch dai cartaginesi in pericolo di sconfitta militare (in Salambò). Non si pensi che il popolo ebreo non li abbia praticati: dio che ferma la mano di Abramo e salva Isacco è solo il segno della svolta: meglio sacrificare animali che bambini. 
A coprire questo sadismo di gloria salvifica provvedono i soliti teologi di stomaco forte: un campione raro è il supertitolato Jean Galot, autore di troppi libri e in particolare di questo, che scampana in una promessa consolatoria fin da titolo: Perché la sofferenza (Editrice Ancora, Milano, 1989). Vi celebra la funzione della tortura (malattia, eccetera) come mezzo divino di avvicinare il sofferente al Cristo. Cioè, a chiare lettere: “Il vero senso della sofferenza ha cominciato a manifestarsi nel momento in cui è apparsa l’idea della sostituzione dell’innocente ai colpevoli. E’ quanto scopriamo dalla descrizione del servo sofferente [caso Giobbe...Dio] lo incarica di una missione: il servo deve far riuscire il disegno divino di santificazione delle moltitudini e ottenere col suo sacrificio la grazia del perdono. La sofferenza diventa dunque una via scelta da Dio per colui che egli ama in modo particolare, via d’offerta e d’amore. Con la sostituzione, quello che avrebbe dovuto essere castigo viene trasformato in opera di collaborazione, richiesta dall’amore divino. / In Gesù la sostituzione raggiunge la sua dimensione estrema [...] Tutte queste sofferenze concorrono all’autentica perfezione umana [...] Inviando la sofferenza il padre vuol formare, in coloro che soffrono, un volto più somigliante a quello di suo Figlio.”
Ecco una “verità” che gronda sangue e menzogna gravida delle peggiori “deduzioni”: delle quali il fanatismo assassino in giro per il pianeta è solo un’ampia cesta che continua a riempirsi. Un controcanto ineccepibile al monumentale rivoltante sproloquio sopra riassunto è il seguente pensiero di Paul T. d’Holbach (Il buon senso, Garzanti): “Un Dio sufficientemente perfido e malvagio da creare anche un solo uomo, e da lasciarlo poi esposto al pericolo di dannarsi, non può essere considerato un essere perfetto, ma come un mostro di sragionevolezza, di ingiustizia, di malvagità e di atrocità. Lungi dall’ideare un Dio perfetto, i teologi hanno escogitato il più imperfetto degli esseri”. E’ lo stesso “clima” che si respira nell’altra opera di Saramago straziata dalle solite sparate “teologali”, Caino, dove la prime vittime del “disegno del Dio misericordioso” (espressione cara a Giovanni Paolo II) vengono riabilitate, e il dio crudele ritratto con i colori emergenti dal Vecchio Testamento, questo “manuale di cattivi costumi”. 
Una deduzione più onesta di tutto il giustificazionismo imbecille e criminale che riempe le biblioteche è riconoscere che la religione è la prima e più micidiale pandemia che affligge da millenni questa “bella d’erbe famiglia e d’animali”. Che bella non è affatto, né, ahinoi, basta a riscattarne la vocazione fanatico-criminale largamente prevalente quel pochino di “bene” operato dai rari volenterosi altruisti. Il cui merito è tanto più schietto in chi non si attende premi terreni né fantastici paradisi. Quanto ai troppi Galot che straparlano con coriacea insensibilità per la fragile carne tormentata, e ai Toscani, ai Panzeri (Avvenire), ai Castelli (Civiltà cattolica) calunniatori e indegni delle scarpe di un Saramago, un’idea ci solletica le sinapsi: chissà se gli farebbe bene una periodica rieducazione all’uso del trattore contadino?
Pasquale Licciardello

giovedì 24 giugno 2010

Ponte di Messina?

Povera Italia


Permettetemi di partecipare al dolore degli italiani per la misera sconfitta dell'Italia pallonara. Mentre la Fiat chiude Termini e minaccia la chiusura di Pomigliano, il governo sta per promulgare una legge liberticida, la scuola, l'università e la ricerca agonizzano, le classi più deboli sono le sole chiamate a sopportare il peso della crisi, i ministri si "fanno" delle leggi per non presentarsi ai tribunali, mentre c'è chi invoca e minaccia la scissione, mentre....Cosa volete che sia! Piangiamo i nostri eroi della pedata stanca, i miliardari che, in mutande, si trascinano inermi in un campo di brodaglia e invochiamo per tutti la compassione. L'Italia s'è desta???
p.s. Mi sorge un dubbio: che berlusconi porti anche sfiga?

Illegittimo impedimento


Nessuno aveva pensato che il ministro brancher, delfino di berlusconi e già prete spretato, fosse diventato ministro ("brancher chi era costui" avrebbe detto il buon Don Abbondio nei Promessi Sposi) solo per usufruire della legge sul legittimo impedimento. E' vero, già altri ministri si occupano (?) del federalismo (che in Italia è quella cosa che permette alle regioni di aumentare le tasse con l'autonomia), e non si capirebbe la necessità di nominare un altro ministro ma, si sa, le vie del Signore sono infinite così come le vie per non presentarsi ai legittimi giudici. Tanto, per quel che vale, un posto di ministro in Italia non lo si nega a nessuno (pensate che è diventata ministra anche un tal gelmini da Leno provincia di Brescia). Tutti avrebbero giurato che il brancher, per smentire i maldicenti, mai si sarebbe sognato di invocare il legittimo impedimento. Ma così non è stato. Il ministro è impegnato a definire quel che deve fare, avrebbero detto i suoi legali ai giudici, non può perder tempo con quisquilie e legulei (la legge, si sa, deve essere severa ma solo verso il popolo, mica verso lor signori). Posizione stralciata. Il ministro per ora non si processa. Solo un dubbio: che si sia sacrificato per imitare il capo?

domenica 20 giugno 2010

Aspettando la resurrezione...


Il cardinale crescenzio sepe, arcivescovo di Napoli, e già responsabile di propaganda fide (una sorta di immobiliare del vaticano), indagato dai giudici di Perugia per concorso in corruzione aggravata, perdona tutti e aspetta la sua resurrezione. Ecco il testo della toccante omelia del cardinale:
"Quanti martiri ci sono, anche oggi, che in nome della verità e in nome di Cristo rimangono fedeli al suo Vangelo, che vengono torturati, che vengono umiliati e disprezzati. Ma noi che possediamo il Signore, noi che siamo coerenti con la nostra fede non dobbiamo aver paura. Perché, anche nel momento della sofferenza, dopo quel calvario ci sarà la luce della resurrezione".
So che non centra nulla ma il mio 8 per mille da molti anni va alla Chiesa Valdese.

Voce del verbo abbranchèr


Basta, c’è un limite a tutto. Non si può seguitare a mortificare Claudio Scajola. Già dev’essere umiliante venire scaricato da uno come B, che in vita sua non ha mai scaricato nessuno, anzi ha sempre caricato di tutto. Figurarsi come deve sentirsi, lui che non è neppure indagato, ora che viene promosso ministro del Federalismo l’imputato Aldo Brancher, l’ex prete paolino poi spretato e divenuto dirigente della Fininvest e dunque deputato di Forza Italia. No, non si fa così. Ma come: cacciano dal governo un pover’ometto che s’è soltanto fatto pagare la casa da un altro, per giunta a sua insaputa, e poi aprono le porte a uno rinviato a giudizio per lo scandalo Bpl-Antonveneta? Ma allora lo dicano che vogliono provocare.
Per leggere il resto dell'articolo di Bavaglio pubblicato su "Il fatto" clicca qui.

Il popolo delle libertà: liberi tutti!


Alcuni senatori del popolo delle libertà, forse per fare onore al nome del partito, avevano tentato, di soppiatto, quatti quatti, di inserire un emendamento, il 1707, nel disegno di legge sulle intercettazioni che introduceva il termine di "Violenza sessuale di lieve entità(sic!!!!)" nei confronti di minori.
Firmatari, alcuni senatori di Pdl e Lega che proponevano l'abolizione dell'obbligo di arresto in flagranza nei casi di violenza sessuale nei confronti di minori, se - appunto - di "minore entità". Senza peraltro specificare come si svolgesse, in pratica, una violenza sessuale "di lieve entità" nei confronti di un bambino.
Per fortuna, anche grazie al severo intervento dei partiti d'opposizione, il decreto non è passato.
Ma ecco i nome dei firmatari che il TG1 non vi farà mai conoscere:
sen. Maurizio Gasparri (Pdl),
sen. Federico Bricolo (Lega Nord Padania),
sen. Gaetano Quagliariello (Pdl),
sen. Roberto Centaro (Pdl),
sen. Filippo Berselli (Pdl),
sen. Sandro Mazzatorta (Lega Nord Padania) e il
sen. Sergio Divina (Lega Nord Padania).

mercoledì 16 giugno 2010

Roma capitale del cristianesimo francescano.


Roma, si sa, è la capitale morale del cristianesimo. Ma non un cristianesimo dichiarato, formale, epidermico. No! Un cristianesimo generoso, anzi generosissimo. Pensate che esiste povera gente a cui vengono regalati alloggi, ma non alloggi ghetto nelle periferie degradate della capitale, ma proprio di fronte al Colosseo! Anche il buon bertolaso ha potuto provare la generosità dei romani (anche di quelli acquisiti). Prima una buona samaritana che, di notte, gli apriva le porte di quell'eremo spirituale che è il Salaria sport Village per praticare massaggi (spirituali?) alle carni provate dal cilicio. Poi addirittura un cardinale, tal Crescenzio Sepe, a lungo al vertice di Propaganda Fide ed oggi arcivescovo di Napoli, che offriva al nostro, ovviamente gratuitamente, gli alloggi del Vaticano nelle vie più "in" di Roma. Da allora tutti i barboni, i diseredati, i derelitti, i disgraziati del mondo si recano speranzosi a Roma, accolti con magnifica e munifica generosità: per tutti champagne e caviale!

mercoledì 9 giugno 2010

La ministra, la terza camera e gli esami.


La minestra (ahi proto!) della di(si)struzione, signora gelmini, ha annunciato alla terza camera, presieduta dall'imenottero ex butterato vespa, che si accede agli esami di stato anche con 5. Bene! La ministra invita infatti i Consigli di Classe ad applicare con senso di responsabilità l’ordinanza che sta togliendo il sonno (????!!!???) a migliaia di studenti: in pratica il cinque può benissimo trasformarsi in sei con il giudizio collegiale. Un'applicazione all'italiana per intenderci. Severi ma non troppo, no quasi severi, forse severi, ma no!, vogliamoci bene!! Ma voglio rassicurare la ministra: nessun consiglio di classe avrebbe mai fermato uno studente che presentasse un solo cinque! Solo lei e qualche solone ministeriale potevano pensare che ciò accadesse. A proposito di menti pensanti del ministero...qualcuno potrebbe informare la ministra che ormai da diversi anni la dizione giusta è "Esami di stato" e non più "Maturità"?
p.s. Comincio a pensare che il prossimo ministro alla pubblica istruzione possa essere bossi junior detto la trota.

Querelle Di Pietrista


Complimenti al Corriere della sera che ha realizzato un insospettabile sogno: intrupparsi nel già pletorico battaglione dei denigratori di Antonio Di Pietro. Magari non con l'estremismo del perinde ac cadaver gesuitico, che è blasone del "piccolo mondo antico" arcoriano, ma pur sempre con la grintarella dei convinti. L'attacco sferrato da Marco Imarisio non consente altra "lettura": un elenco di (presunte) malefatte che ricalca lo sbandieramento del piccolo mondo sopra onorato. Toni pacati, o quasi, niente acuti da primadonna lirica, anzi con la pazienza di un pedagogo che si auguri il riscatto di un allievo svagato. Ma la sostanza è tutta presente nell'improponibile dossier des doléances.
E che succede? Giusto quello che ogni giudizio onesto sull'ex pm si aspetta: Di Pietro si mobilita come l'offensiva richiede e inonda la cittadella del super-Corriere di confutazioni giudiziariamente perentorie e minuziosamente circostanziate. Basterà, si sarà detto il Bersaglio grintoso di lunga carriera: al Corriere sono dei galantuomini, e mica stupidi. Invece? si verifica la saggezza del "mai dire mai": il dottor Imarisio non è soddisfatto. Dall'alto di una coscienza etica specchiata più di uno...specchio, replica con sorridente nonchalance: sì, va bene la profusione giudiziaria, ma l'impulsiva testa di turco si rivela anche un tantino deragliata. Insomma, Di Pietro non capisce che non bastano le carte giudiziarie, le dettagliate sentenze assolutorie, la gloria iterativa della formula "Il fatto non sussite". Un politico ha bisogno di altro: niente di meno che dell'inattaccabilità assoluta, vittorie legali a parte. E reitera la "nebulosa"
dell'acquisto edilizio "astale": non sapeva, il leader dell'Idv, che quella casa era tabù per un ministro?
Don Antonio lo sapeva tanto bene che può dimostrare la sua assoluta "insindacabilità". E giù nuovi dati documentali e date assolutorie: al momento dell'acquisto era soltanto deputato europeo, e nessuna norma giuridica vieta(va) a quella carica quel tale acquisto. Direte: finalmente si chiude la diatriba. Macché: l'Imarisio mister-tenacia (ce la "di coccio" direbbero a Roma) non rinuncia all'ultima parola. E "ribadisce": "Ribadiamo, ancora una volta, che la valutazione dei comportamenti di un uomo politico può esulare dalle carte giudiziarie e dalla cronologia di una compravendita immobiliare." Un ribadire che evoca, nel migliore dei casi, quella sonorità della primissima infanzia che gli esperti definiscono "lallazione". Nel peggiore...Meglio tacere. Forse l'Imarisio attribuisce a Di Pietro il dono della divinazione, la capacità di leggere il futuro? E come pensa che giudichino, i magistrati, quell’implicito dileggio delle loro sudate
sentenze?
Nella stessa pagina il Corsera ospita il resoconto di un altro attacco a Di Pietro sferrato, questo, da quel gentiluomo senza macchia, da quel monumento di coerenza etico-religiosa che risponde al triste nomen (omen) di Casini. Ecco metà del titolo: "Casini: Di Pietro sciacallo". Perché lo sarebbe? Perché "costruisce la sua fortuna politica sulle disgrazie del Paese". E questa è una sparata da Guinnes dei primati: l'affidiamo dunque a quei compilatori.
Le belle coincidenze: la rubrica di Alberoni tratta, oggi, lunedì, 7 giugno, un tema delicato di collocazione storica imponente: l'invidia nei suoi effetti distruttivi. Titolo: "Se le trappole dell'invidia distruggono i talenti migliori". Di Pietro non è bersaglio di facile eliminazione, ma la sua vicenda induce a chiedersi: quanta invidia avvelena i cervelli dei suoi avversari, anzi nemici? I loro agguati hanno superato ogni limite di (in)decenza. Ma lui resta un osso duro.
Al quale si potrà, magari, rinfacciare qualche imprudenza nelle amicizie: scusabile, e non lesiva della buona fede. Visto che non ha il dono della preveggenza. Le canaglie che lo hanno calunniato per anni e lustri potranno esercitarsi ancora al tiro al bersaglio: la pelle dura del molto emotivo e sanguigno leader saprà difendersi ancora. Anche contro la “grande stampa” che sciala di gaudio peloso.

Pasquale Licciardello
prlicciardello@yahoo.it

sabato 5 giugno 2010

san silvio


Le promesse si mantengono. Anche le più inverosimili. Molti miscredenti avevano sorriso quando san silvio, dal palco di San Giovanni (vedi il Messaggero), aveva promesso che in tre anni avrebbe sconfitto il cancro. Manco Padre Pio si era spinto tanto in avanti con i miracoli! Non sono passati neanche tre mesi (altro che tre anni!) e il cancro è stato sconfitto! O almeno così sembrerebbe visto i tagli previsti dalla manovra per la ricerca oncologica. Perché finanziare la ricerca sul cancro, s'è detto san silvio, se il cancro l'ho sconfitto? Gli oncologi sbraitano ma vogliono difendere solo i loro poteri di casta. Licenziamoli tutti tanto non servono più!!! Una prece.

giovedì 3 giugno 2010

Il 5x1000 ad Emergency


Emergency è un'associazione italiana indipendente e neutrale.
Emergency offre assistenza medico-chirurgica gratuita e di elevata qualità alle vittime civili delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà.
Emergency promuove una cultura di solidarietà, di pace e di rispetto dei diritti umani.
C'è un modo di contribuire alle attività di Emergency a favore delle vittime della guerra e della povertà che non costa nulla: devolvere il 5 per mille della propria dichiarazione dei redditi a Emergency.

Come fare:
1. Compila la scheda CUD, il modello 730 o il modello Unico.
2. Firma nel riquadro indicato come “Sostegno del volontariato...”
3. Indica nel riquadro il codice fiscale di Emergency: 971 471 101 55

mercoledì 2 giugno 2010

La voce del padrone


Il "giornale" di feltri titola: "Israele ha fatto bene a sparare". E nell'occhiello "dieci morti fra gli amici dei terroristi". L'indignazione e lo schifo non mi permettono nessun commento.