giovedì 22 luglio 2010

Apologia o blasfemia?

Per don verzè, il prete che condivide con berlusconi il progetto di debellare il cancro dal mondo e che nel frattempo intasca lauti finanziamenti (vedi biografia su Wikipedia), "berlusconi è stato mandato dalla divina provvidenza per salvare il paese e lo sta facendo bene...".

lunedì 19 luglio 2010

Apologia



"Con straordinaria lungimiranza e capacità ha reso Milano, la sua amata città, grande in Italia e nel mondo. Grazie alle sue eccezionali qualità umane e imprenditoriali ha realizzato opere e progetti di eccellenza per l'economia e la società del nostro territorio. La sua vita è un mirabile esempio di quella milanesità e di quell'operosità tipica della cultura ambrosiana, che vede nel lavoro lo strumento di valorizzazione dei talenti dell'uomo.
Silvio Berlusconi ha scelto di dare il proprio contributo mettendosi, con impegno e coraggio, a servizio del Popolo italiano perseguendo la sua missione di libertà. Personalità dallo straordinario carisma, è amato da tanti italiani perchá uomo tra la gente e con la gente, della quale ha compreso i bisogni più profondi sapendo interpretarne le aspettative. Statista di rara capacità, conduce con responsabilità e lucida consapevolezza il Paese verso un futuro di donne e di uomini liberi, che compongano una società solidale, fondata sull'amore, la tolleranza e il rispetto per la vita".

Provincia di Milano – Motivazioni per l'attribuzione del premio “Grande Milano” a silvio berlusconi.



Generalissimo Stalin
Liberatore del genere umano,
In questo 70 anniversario di tua nascita
Io ti saluto e ti auguro lunga vita.
Non c'è nulla di strano che un uomo possa vivere
Fino a 70 o anche cento anni.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ma per te, liberatore del genere umano, la tua vita
È la vita dei lavoratori del mondo,
È la vita dellumanità intera
Durante questi 70 anni, miliardi innumerevoli sono stati salvati. 
I tuoi 70 anni sono stati anni geologici, 
I tuoi 70 anni sono stati anni astronomici. 
La vita delluniverso è il tuo autunno 
La vita delluniverso è la tua primavera. 
Lo spazio non pu contenere la tua grandezza, 
Il tempo non pu restringere la tua longevità. 
Tu sei vissuto 70 miliardi di anni geologici, 
Tu sei vissuto 70 miliardi di anni astronomici. 
Tu sei senza fine eternamente vivo.
Lo strano si è che tu hai già subite più morti.
I nemici dei lavoratori, gli imperialisti,
I fautori di guerra, i grossi capitalisti, i grossi latifondisti,
Tutti questi sfruttatori, succhiatori di sangue, tutti questi valletti,
Chiedono la tua morte, sperano la tua morte,
E gioiranno della tua morte.
Per quanto, in verità, tu sia già morto già tante volte.
Ma tu vivi per sempre, tu vivrai per sempre, 
Il salvatore dei tempi antichi, Gesù, 
È morto una volta e, si dice, è risuscitato una volta, 
Il salvatore dei tempi moderni sei tu; 
Tu sei morto tantissime volte, ed altrettante sei risuscitato. 
La morte di Gesù fu una morte vera, la sua resurrezione fu una falsità. 
La tua morte è falsa, mentre la tua resurrezione è eternamente reale.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . tu sei eternamente immortale!
La potenza della bomba atomica è un gioco da bimba al tuo cospetto.
La minaccia della guerra batteriologica è un sogno per te. 
La tua forza trasformerà le acque ghiacciate del Polo in correnti calde,
Il tuo splendore muterà il Sahara in un campo fertile.
La tua saggezza cambierà il corso dei fiumi e sposterà i monti,
Tu renderai la terra eternamente giovane e
L'umanità eternamente felice nella fraternità dell'amore.


Kuo Mo-Jo, presidente del Comitato di Cultura e di Educazione del Governo, Cina 1950. Elogio a iosif vissarionovič džugašvili meglio conosciuto come stalin.



« ... concepii profonda ammirazione per il grand'uomo a sud delle Alpi che, pieno di fervido amore per il suo popolo, non venne a patti col nemico interno dell'Italia ma volle annientarlo con ogni mezzo. Ciò che farà annoverare Mussolini fra i grandi di questa Terra è la decisione di non spartirsi l'Italia col marxismo ma di salvare dal marxismo, distruggendolo, la sua patria. A petto di lui, quanto appaiono meschini i nostri statisti tedeschi! E da quale nausea si è colti al vedere queste nullità osar criticare chi è mille volte più grande di loro! »

adolf hitler, Mein Kampf, cap. XV. - Elogio a mussolini.

Fede e ragione...


Il Corsera del 2 luglio sacrifica la pagina della Cultura a un fantasma idolatrico che sporge il capino abusivo dal titolone e da suoi valletti: Fede e ragione sono compatibili [titolo]. Dibattito. Risposta a Umberto Veronesi e alle tesi radicali del ‘Circolo di Vienna’, ormai marginali e semplificatorie (sic) [occhiello]. Ravasi: “Anche Max Planck diceva che scienza e religione hanno bisogno una dell’altra” [catenaccio].
Il monumentale Prelato, dall’alto della sua pingue e varia informazione polarizzata, sentenzia, ispirato e loquace; condanna l’“amico” Veronesi per le sue “dichiarazioni categoriche, taglienti e un po’ grossolane” (sic): sfoggia altisonanti nomi di supporto e proclama, infine, l’alleanza tra scienza e religione. Non bastassero le paroline non proprio leggere spruzzate in faccia a quel semplicione dell’Oncologo nazionale, Ravasi ne aggiunge altre al cianuro, scoccate contro lo stesso bersaglio assunto, però, come emblema di un preciso pensare, quello che, con “perentorietà” burbanzosa, sostiene “l’incompatibilità assoluta tra fede e ragione e, quindi, fra teologia e scienza”. Il tono delle accuse lascerebbe sospettare nell’alto prelato qualche nuance di nostalgia per i bei tempi in cui certe tesi “ereticali” venivano liquidate a suon di sevizie e bagliori di fiamme risolutive [leggi: sacri roghi]. Ma rinunciamo al sospetto: siamo gente civile.
Come massima leva per rovesciare la posizione veronesiana, Ravasi convoca nientemeno che Max Planck, l’inventore della rivoluzionaria “teoria dei quanti”. L’ottimo fisico, ma non altrettanto gagliardo campione di coerenza razionale, scrive nel suo libro, Conoscenza del mondo fisico, che “scienza e religione non sono in contrasto, ma hanno bisogno una dell’altra per completarsi nella mente di un uomo che pensa seriamente” (così cita, virgolettando, il teologo). Al lume di tanta candela, il Ravasi sfoglia la sua sicumera rutilante di parole tanto emotive quanto fragili di nerbo dialettico: “Da un lato, è allora necessario che lo scienziato lasci cadere quell’orgogliosa autosufficienza che lo spinge a relegare la filosofia e la teologia nel deposito dei relitti di un paleolitico intellettuale e quell’hybris che lo illude di dichiarare la capacità onnicomprensiva della scienza nel conoscere, circoscrivendo ed esaurendo la totalità dell’essere e dell’esistere, del senso e dei valori. Ma, d’altro lato, si deve vincere anche la tentazione del teologo desideroso di perimetrare i campi della ricerca scientifica e di finalizzarne o piegarne i risultati apologeticamente a sostegno delle sue tesi”. Un colpo al cerchio e uno alla botte, e embrassons nous? magari no, ma certo è l’offerta di una “coesistenza pacifica tra scienza e fede”, che si lasci “alle spalle quello scontro che ha un vertice (o una sorgente) nel positivismo del filosofo francese Comte, negatore della legittimità di ogni interrogazione al di là della fisica”. Censurato Comte, sua eccellenza prosegue nella crociata dando addosso a Wittgenstein, e al conseguente “Circolo di Vienna”, colpevoli di avere bestemmiato contro la metafisica dichiarandone “prive di senso le proposizioni” in quanto “non sono immagini di nessun fatto del mondo”. Ravasi continua a sfoggiare citazioni illustri, non prive di una sottile astuzia, che, quasi in sordina, trasloca dalla coesistenza pacifica alla collaborazione fraterna. Messe al bando i tardi epigoni del famigerato Circolo (quali “Dawkins e altri difensori di uno scientismo ad oltranza”), il mattatore ferrigno fa un passo avanti, sempre appoggiandosi ad auctoritates prestigiose: tra i quali, lo scienziato Stephen J. Gould, inventore della formula che titola un suo libro, Non-overlapping-Magisteria, dove sfolgora la tesi “della non sovrapponibilità dei percorsi della conoscenza teologico-filosofica e della conoscenza empirico-scientifica”, due esperienze che “non possono intersecarsi”, perché “tra loro incommensurabili”. L’escamotage mira a una frode ingenua: scongiurato il rischio di collisioni, largo alla pretesa che l’una ricerca integri l’altra. Insomma, dove si ferma la scienza, s’incolla la fede.
Da una vita combatto contro le furbizie di questi abusi, e ancora oggi, vecchio, mi accade di stupirmi che gente di cultura scivoli sui millenari sofismi. E mi suona dentro la musica severa della verità nuda: i Ravasi di ogni stazza possono sproloquiare ut supra dictum in grazia di un piccolo escamotage di grandissimo effetto. Quale? Presto detto: la grande rimozione. Lor signori rimuovono l’immane contenzioso dell’horror mundi. Riducono la questione a una giochino di pura teoresi, mentre si tratta di frasette insipide spinte a un esito prefigurato. Che è sempre emozionale, ma viene adornato di fiorite illusioni policrome. Beninteso, se ricordi loro la faccia sfingea della Natura leopardiana, che nelle sue “operazioni” ignora eventuali vantaggi o svantaggi per uomini bestie e piante, ribattono che quegli effetti, tuttavia, obbediscono all’Id: l’intelligent design di un Autore supremo. E qui cade l’asino teoretico e, rottosi a morte, crepita dalla carcassa infetta in un brulichio di vermi divoratori. Se c’è un Id, tutto il male dell’universo ne sgorga, dalle primarie cause alle estreme che concludono negli immani orrori del vivere sensibilmente. Si arrossisce un po’ a dovere ripescare simili evidenze, ma le carte false ti costringono a pagarne lo scotto: cominciamo dai terremoti? Occorre ricordare ai Ravasi (e altri paladini di un medioevo perenne) lo sconfinato potere di sofferenza insito in quel campione della distruttività cieca che schiaccia e uccide truci peccatori e candidi bambini con assoluta cecità d’indifferenza? a migliaia, a milioni, nei modi più crudeli, quali riassume la malasorte di restare sepolti vivi e gemere fino alla follia. Vgliono, lor signori, volgere il cipiglio sdegnoso verso tsunami, tornado, tifoni e diluvi vari? e concedere qualche secondo a eruzioni vulcaniche (magari cominciando dal Vesuvio, anno 79 e.v.), e malattie di atroce severità demolitrice, quali cancro (nel suo ampio spettro), colera, peste, lebbra, aids, sla e via celebrando lo sfavillante Id divino? Il quale, ove tale fosse, rivelerebbe un mostro di sconfinata malvagità, cui non sfuggirebbe nemmeno il male prodotto direttamente dal capolavoro della mentita creazione, homo sapiens (al quadrato), fertile inventore di guerre sterminatrici e sevizie fantasiose. E, guarda caso, spesso nel nome degli dèi, o del recente presunto unico dio: una maschera dai troppi volti, tra una religione e l’altra. Volti di ferocia operativa, nel fanatismo bellicoso dei credenti, e di sognata misericordia nelle menzogne di preti e profeti. Certo sua eminenza non ignora quanti secoli di guerre religiose ha cumulato la fede cristiana solo nel proprio seno lacerato fra cattolici, luterani, calvinisti-ugonotti, e via moltiplicando le gioie del monoteismo prolifico. Bazzecole, è da supporre, per l’olimpica distanza dei teologi dalla vulnerabile carne dei comuni mortali. O che non hanno l’impudenza di ricordarti il martirio del Crocifiso come legittimazione di ogni orrore? Ma i bambini, a milioni travolti da fame sete malattie e balli della terra inquieta, anche loro, debbono “imitare Cristo”? E c’è di peggio: quei benefattori dell’umanità malata che sono i filo-teologi cristiani ci minacciano i tormenti eterni: “guai a voi anime prave!” (ah, padre Dante!). O fate come vi diciamo, o sarete torturati nei secoli dei secoli. Perché questa è la sola maniera di leggere la millantata eternità: il decorso illimitato del tempo. Un caso di munifica bestialità a freno delle masse altrettanto sorde all’evidenza e in ogni caso segnate dal primo vagito per questa o quella religione. O convertito dall’una all’altra dall’impeccabile logica delle armi: il Cristianesimo dovette aspettare secoli prima di trionfare sul più mite e ormai tollerante paganesimo. A deciderne la fortuna mondana furono gli “argomenti” degli imperatori e relative legioni. Quale progresso dal 313, editto di Milano a quello di Tessalonica (380), che dalla tolleranza slittava all’unicità obbligatoria della religione di Stato targata Cristo. Ma erano passati quasi quattro secoli. Unicità per modo di dire, perché le precoci diatribe teologiche avevano già frazionato la nuova Grande Menzogna in tante “chiese” declassate ad eretiche in forza della solita protezione imperiale. L’apice del carnevale settario fu il temibile arianesimo, colpevole, agli occhi ciechi dei cratofili dottori in lizza, di voler salvare una briciola di buonsenso respingendo la provocatoria identità “sostanziale” tra Padre Figlio e Spirito Santo: una ciufeca indigeribile per uno stomaco-cervello appena normale.
Questa pluralità religiosa, dai millenni “degli dèi falsi e bugiardi” (oh padre Dante!), ben più remoti e longevi di Roma, ai secoli delle sette cristiane, espone il credente a un’altra obiezione: come mai (chiedeva Holbach) l’onnipotente ha permesso le mostruose forme sformanti del suo volto anziché concedere alla povera umanità una sola e tempestiva “rivelazione”? E siamo di nuovo al sadismo soddisfatto dell’onnipotente: tanto più innegabile in quanto quelle religioni praticavano, tutte, i sacrifici umani. Milioni di bambini vennero arrostiti vivi nelle fauci sempre in fiamme del Moloch cartaginese! E che forse con l’imperialismo cattolico (o con le versioni calviniane, luterane e così via) fu spento lo sgorbio morale dei roghi per i dissidenti, smesse le torture schifose della satanica Inquisizione, la grande abbuffata delle streghe impalate trafitte mutilate bruciate (leggere, per credere, “La strega” di Michelet)? ancora bazzecole per i signori teologi. Ancora sacrifici umani, al tribunale dell’evidenza.
Già quanto accennato basterebbe a smentire un assioma tanto diffuso quanto fallace: che la religione migliora l’essere umano. E’ vero il contrario: anche fuori dagli orrori qui convocati, chi non vede come dalla fede al fanatismo non ci sia che una facile scivolata? Se un credente, un prete, un monaco, è di indole mite, può ringraziare il suo Dna, non la religione e il suo dio. Se un prelato di qualsiasi rango s’impecia di sesso più o meno blasfemo (monache, pedoflia, come da secoli accade. Ma che argomento attuale!) l’errore/orrore è tutto suo, del suo genoma (che filtra, esso solo, ogni influenza, latu sensu, ambientale). Ma già il Messori di dio ha provveduto a sproloquiare del martirio della povera Chiesa, sofferente ma non angosciata, anzi grata al Cristo che le consente di imitarlo (Corsera: “L’immutabile destino della Chiesa: trionfante e sofferente insieme”). Alla vergogna del credere non sembra esserci limite in certe “fisiologie”. Gli parlate degli orrori dell’Inquisizione? Altri tempi, un poco barbari, oggi a soffrire pare sia la sola Chiesa. Gli sparate sugli occhi il ricordato orrore quotidiano? Dio sa quel che fa. Anche il cuore onesto e la mente sgombra sanno: ma la durezza dell’egoismo credente.
Conosco i miseri trucchetti recitati da intellettuali di fede: dal Credo quia absurdum di Tertulliano al “radicale ciononostante” del filosofo Barth (credere prendendo a calci tutte le obbiezioni). L’argomento conosce una fortuna spudorata: o che forse Coelho non fa dire a un suo personaggio che Dio deve poter fare tutto, anche le azioni più spietate, altrimenti non sarebbe onni-potente? Un altro Essere, capace del bene e del male, prenderebbe il suo posto. Parole sacre: “Dio non disse a Mosè ‘Io sono buono’, disse Io sono”. Amen. Infatti: gli orrori del Vecchio Testamento bruciano gli occhi a un lettore appena sensibile: dalle piaghe d’Egitto ai genocidi praticati dal “popolo eletto” su ordine del dio nazista non c’è che l’imbarazzo della scelta. Dio che arriva (secondo l’imbroglione narratore) a irritarsi con Mose perché i suoi soldati vittoriosi avevano risparmiato donne e bambini dei Madianiti sconfitti. Pronto all’obbedienza verso sì delicato mentore, il Mosè imbufalito ne ordina l’immediata eliminazione, includendovi le donne sposate e lasciando le vergini per la gioia dei vincitori. Centinaia di esempi di uguale ferocia allietano il Testo sacro. Stupefacente, quando c’è, la spiegazione dell’horror: “la morale del Vecchio Testamento non era evoluta come la nostra”! Un dio che si evolve, l’eterno che si cala nel tempo col suo popolo eletto, che ne segue la naturale ‘evoluzione’!
Ecco un pensiero di Holbach sempre attuale: “Tutti gli dèi adorati dagli uomini hanno un’origine selvaggia [...] il Dio che tuttora vediamo adorato dalle odierne nazioni più civili [...] ha evidentemente degli aspetti selvaggi. Essere selvaggi significa non conoscere altro diritto che la forza, spingere al massimo la propria crudeltà, seguire soltanto il proprio capriccio, mancare di preveggenza, di prudenza e di ragione. Popoli che vi credete civili! Non riconoscete queste caratteristiche nel Dio terribile al quale prodigate i vostri incensi?” (Il buon senso, Garzanti, c.120)
Il “buonsenso” holbacchiano è confortato (in tutti i suoi aspetti) dalla storia delle religioni: non c’è religione che non abbia vissuto secoli di totemismo e feticismo, che non abbia divinizzato i propri cibi (animali o vegetali) e le condizioni ambientali del loro prodursi (acqua fuoco pioggia sole luna astri, e via); che non abbia servito queste divinità con sacrifici cruenti. Si pensi al costo umano del mais presso i Maya, al grano del medio Oriente, alle migliaia di casi studiati dal Frazer (“Il ramo d’oro”). Ma basta anche un’opera sintetica, purché densa come la “Breve storia delle religioni” del Donini (Newton, GTE, 1991) per incontrarsi con l’evidenza fisico-naturale della storia religiosa dell’umanità, le sue relazioni con la struttura sociale, le divinità, i miti fondatori e gli immancabili sacrifici al sangue di garanzia. Secondo il primitivo, ma impeccabile “do ut des”: tu ci dai il cibo, noi cibiamo te. Pena la rovina dell’incanto vitale.

Scienza e fede a braccetto? Non scherziamo: la prima osserva, registra, scopre eventi reali, fisici, tenta di capirli, trova regolarità iterative che chiama leggi, vi applica la matematica e strumenti d’indagine sempre più sofisticati: e prova la sua fecondità con la ricaduta tecnologica. I credenti usano le invenzioni clamorose degli ultimi decenni e se ne servono per denigrare la scienza. Dite di no? Ma il solo fatto di imporle una coda metafisica è un insulto. Questa dama, la metafisica, non guarda alla realtà, ma a fantasmi della mente sedotta dalla paura del mondo ostile, della morte e della sofferenza. E anche dalla “bulimia esistenziale”, che inventa consolazioni impossibili. Infantili fino al ridicolo. Ma un ridicolo tragico, tanta è la ferocia del fanatico di tutti i tempi. Oggi il top della logica perversa è il kamikaze musulmano, che, convinto di rinascere nel paradiso di Allah, si fa sbriciolare dal tritolo per colpire l’infedele. Sono centinaia di migliaia le vittime provocate dagli attentati negli ultimi vent’anni. E proprio mentre rileggiamo questo sfogo sono accaduti due altri episodi di tragico bilancio. Senza la religione ci sarebbero stati? Un titolo recente: “Nigeria, 300 cristiani uccisi a colpi di machete. Massacro in un villaggio: colpite donne e bambini. I responsabili sarebbero pastori musulmani” (Corsera, 8. 3. ’10). L’articolo illustra i precedenti, inclusi eccidi compiuti da cristiani. Titoli così sono quasi quotidiani. Ma i Ravasi e i Messori non sprecano un brivido di malessere, un sospiro di dubbio sui miti della loro fede cieca. E accecante.
Sventolare debolezze di scienziati verso la metafisica non significa dimostrarne la validità gnoseologica: su questo terreno è forte la tentazione di sfottere uno Zichichi, “fisico di Dio”, dedicandogli un libro burlesco, “Zichicche” a più mani. Si userà più rispetto a un Planck, ma fino al punto da rispettarne gli azzardi? La scienza (fisica in testa) non si occupa di “essere”, “totalità” e altre bolle, avanza, come può, e accresce la conoscenza passo dietro passo. Se formula ipotesi sull’origine del mega-firmamento, saranno sempre pensieri legati al percorso rigoroso della “fisica di frontiera”. Concetti come il “Big Bang” o la “teoria delle stringhe” sembrano sfiorare la metafisica, ma restano sul sentiero della scienza. I super-collider cercano il “bosone di Higgs” che dovrebbe chiarire la gravitazione: anche questo sembra metafisica, ma siamo sempre nella fisica. Come dice Brecht, “non tutto ciò che fa un grand’uomo è grande!” E si riferiva al grande Galileo (che, invece, per sua futura maestà Carlo del fu Albione sarebbe all’origine dei nostri mali!). Né qui si vuole osannare olisticamente tecnica e scienza (o separarle drasticamente, alla Zichichi!): sono prodotti umani. Come tali, possono produrre cose buone e cose pessime: facilitazioni e potenziamenti di sensi e calcoli, o bombe atomiche e altre schifezze distruttive. In ogni caso l’uso ne dipende dalle pulsioini elementari, in una parola da quella spinta primaria che è la nutrizione. La quale si traspone anche su oggetti non materialmente ingeribili, persone comprese, e può degenerare in insaziabilità, bulimia. E’ la prima originaria pandemia che minaccia la specie; la seconda è la religione, funzione e strumento di quella ingordigia che pretende non chiudere la partita biologica con la morte fisica. E per questo esiziale auto-inganno ha reso la vita un inferno.

Pasquale Licciardello

lunedì 12 luglio 2010

Sarà il caldo ma...i medici dove stanno?


Dall'intervento del premier al forum di Milano:
"Lasciate che il governo italiano si assuma il merito che nell'ultimo G20 di Toronto non sia stata decisa nessuna tassa sulle banche o sulle transazioni finanziarie".
"Io ho inaugurato la politica del cucù" (ndr ricordate quando giocava a rimpiattino con un'allibita Angela Merkel?).
"Con la vittoria della Spagna del mondiale di calcio in Sudafrica siamo campioni anche noi".
"Qualche volta portatevi anche qualche bella ragazza, signori ambasciatori, perché so che anche questo è un merito che tutti quanti siete molto orgogliosi di portare. E noi lo apprezzeremmo molto, perché siamo latini".
"Alla mia età non sono più un playboy, ma un playold. Ci teniamo alla possibilità di mantenere il nostro senso estetico".
Ma un medico no??????

A cena


Personaggi ed interpreti: un cardinale, segretario di stato vaticano, il presidente della Banca d'Italia, il primo ministro e la figlia, un banchiere, il segretario di un partito d'opposizione, tal casini (in tal caso non è giusto affermare omen nominem). Fa gli onori di casa un imenottero, tal vespa. Si festeggiano i cinquantanni di carriera del padrone di casa che si è autoproclamato giornalista facendo venire l'itterizia e i conati di vomito, se mai fosse possibile, a coloro che giornalisti lo furono davvero come Enzo Biagi. La location non è lo studio televisivo ma la casa del festeggiato che, però, non è sua ma concessa in generoso affitto dal cardinale (cazzo ma quante case ha il vaticano a Roma?). La trama. Tutti i convenuti devono convincere il casini che è finito il tempo delle monellerie e che è il momento di rientrare nei ranghi. A tal pro il cardinale racconta la parabola del Figliol Prodigo (Luca 15, 11-32). Ma il discolo discepolo recalcitra, fa i capricci. Sullo sfondo si sentono rutti, peti e bestemmie in dialetto padano (solo queste ultime in dialetto, si badi bene!). La torta è un modellino della casa di Cogne e i decori sono stati realizzati con i nei estirpati all'imenottero. Nella notte un'auto blu riporta il prelato in Vaticano. Missione compiuta? E no! Mica siam fessi. Ci vorranno almeno altre tre cene.
p.s. Scusate se mi ripeto. So che non c'entra niente ma il mio 8 per mille va alla chiesa Valdese.

giovedì 8 luglio 2010

Una storia di soldi


L’Unione europea, nel nome del pluralismo, ha obbligato l’Italia a mettere a gara cinque multiplex, le ambite frequenze digitali e multicanali che sostituiscono quelle analogiche. Col passaggio al digitale, Mediaset e di conseguenza la Rai, se n’erano aggiudicati sei a testa (che fanno circa 25 canali). Troppi secondo Bruxelles che, con una procedura d’infrazione, ha intimato al governo di mettere a gara cinque multiplex e di assegnarli a degli operatori televisivi alternativi.
Per recepire questa direttiva il governo non ha pensato a un’asta competitiva, ma di darli praticamente gratis attraverso due beauty contest (gare non competitive), uno destinato ai soli operatori alternativi, l’altro in cui, guarda caso, possono concorrere anche Rai e Mediaset.
il nostro è l'unico Paese in Europa che sceglie di non passare all'incasso sulla moltiplicazione delle frequenze. Una torta che in Germania ha fruttato 4,4 miliardi di euro. Il doppio di quello che Tremonti conta di recuperare dai tagli a scuole, sanità e Regioni. L'Italia, invece, regala le frequenze a patto di non disturbare lo strapotere di Mediaset.
da http://www.ilfattoquotidiano.it/

Il governo del manganello


Ieri manganellate da orbi agli aquilani che manifestavano per la ricostruzione della città e perché venissero mantenute le promesse, oggi manganellate agli operai della Mangiarotti nuclear che lottano perché la fabbrica non sia chiusa. La polizia in tenuta antisommossa contro cittadini inermi che reclamano diritti fondamentali. Brutti tempi, davvero brutti tempi!

martedì 6 luglio 2010

Meno male che c'è zaccai


zaccai consigliere di destra al comune di Roma è, come si dice, tutto d'un pezzo. Uomo d'ordine (zaccai in tenuta militare), di fede (zaccai con Giovanni Paolo II, zaccai con Benedetto XVI, zaccai che distribuisce crocifissi per lottare contro il laicismo), buon pater familias (zaccai sposo), fedele all'ideale della destra (zaccai col sindaco di Roma), indomito censore dei costumi depravati (zaccai contro la droga).
Il buon zaccai, novello samaritano, spinge il suo eroismo fino al punto di passare una notte con i trans romani nel vano, ahilui, tentativo di redimerli o di imprigionarli. Ma i trans, si sa, sono furbi al confronto di una mammoletta così, suo malgrado, lo inducono alla coca e al festino. Ma zaccai si redime subito. Infatti, dal balcone della casa dei trans, inveisce contro le depravazioni del mondo moderno (anche altri si affacciavano ai balconi...).
p.s. quasi tutte le notizie e le foto sono prese dal sito di zaccai www.zaccai.it.